Clet Abraham interviene sui cartelli della segnaletica stradale modificandoli con delle interpretazioni ironiche e divertenti.
L’immagine dell’omino che sostiene la barra di divieto, come tutte le altre, hanno talmente spopolato nelle strade da accordare ai cartelli modificati di Clet una vasta platea di ammiratori ed una incisiva risonanza mediatica della sua opera d’artista.
Infatti, pure se inevitabilmente inerme di fronte alle sanzioni, egli appare guidato da una genuina ispirazione.
In merito ai suoi interventi sui cartelli ha commentato: “Sempre più invaso dalla segnaletica stradale, lo spazio urbano deve farsi reversibile, aggiungere significati a quelli originari, orientare altri e nuovi gradi di lettura”.
Dunque le modifiche ai segnali stradali non ne stravolgono il senso. Al contrario, caricandoli di segni e significati paralleli, li arricchirebbero di contenuti, declinandoli dolcemente in una benigna dimensione urbana fatta di avvisi meno ostili e categorici.
Ovviamente il problema si pone nel chiedersi fino a che punto sia lecito modificare l’aspetto della segnaletica preposta al corretto uso della strada, non tanto per dover restare in tutti i modi nella legalità, quanto per la stessa sicurezza della strada e dei suoi utenti.
Tutto questo senza niente togliere al merito creativo dell’artista ed alla sua volontà d’espressione.
Clet ribatte affermando che i suoi sticker sono facilmente rimovibili e la loro rimozione, peraltro, non reca danni al supporto, lasciando inalterata l'integrità totale dei cartelli.
Per di più consideriamo lo stato di abbandono e la scarsa manutenzione di moltissime strade: nel marasma generale viene senz’altro in mente una moltitudine di cartelli stradali troppo spesso dimenticati in uno stato di inservibile incuria.
L’indignazione aumenta se poi pensiamo all’ambiguo atteggiamento che le amministrazioni spesso adottano, per il settore della sicurezza stradale, allo scopo spillare sempre più copiose gabelle all’utente della strada (autovelox, tutor, ecopass, eccetera).
Un cartello stradale oscurato. |
Raramente le modifiche ai cartelli, prese come caso isolato, potranno seriamente turbare il traffico urbano.
Ecco che, a mio avviso, l’illecito è destinato a restar tale sulla carta ma moralmente si dissolve.
Partendo dalla pittura e dalla scultura fino al vasto panorama della Street Art, Clet Abraham mostra una spiccata forza espressiva ed una interessante indagine creativa.
Ne da esempio con la sua impavida incursione in Palazzo Vecchio a Firenze, in affinità con gli interventi di Bansky nei musei, con l’originalità onirica dei suoi dipinti, molti dei quali ispirati al design architettonico delle caffettiere; con la vicenda dell’"Uomo Comune", la scultura installata tra il 19 e il 20 gennaio 2011 su uno degli speroni di Ponte alle Grazie a Firenze, proponendola in quel contesto, non senza polemiche, come alternativa popolare alla contemporanea esposizione in Palazzo Vecchio del teschio tempestato di diamanti ("For the love of God") di Damien Hirst.
Significativo è ovviamente il suo manifesto, divulgato in forma di lettera aperta ai fiorentini ed alla città di Firenze, in cui egli risiede.
Non rimane che apprezzare la foggia con cui egli ha saputo richiamare l’attenzione, veicolando nella dimensione quotidiana e collettiva della strada la propria carica artistica e rendendo di dominio pubblico il proprio messaggio, giustappunto dedicato all’uomo comune.
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