Mark Kostaby - "The progress of beauty". |
The
“Progress of beauty” è un quadro del 2006 dell’eclettico Mark Kostabi, che
rilegge in chiave contemporanea la “Donna con brocca d’acqua” dipinta nel 1664
dal pittore olandese Jan Vermeer, conservata al Metropolitan Museum of Art di
New York.
Non
è difficile rintracciare, nei quadri di Kostabi, eloquenti omaggi o citazioni
dai maestri indiscussi della Storia dell’arte.
Il
valore di Vermeer nel percorso dell’arte è alto. Le notizie biografiche, come
la quantità delle opere oggi conosciute, sono laconiche, tuttavia è considerato
un maestro nel genere delle atmosfere d’interni olandesi, un tema tra i più
affascinanti nella pittura europea del Seicento, che egli sa rendere con
personale originalità per le pose assorte, meditative e silenziose dei
personaggi ritratti.
Vermeer
ponderava con estrema attenzione la composizione del quadro per ottenere,
seguendo la naturale disposizione delle cose, combinazioni di grande equilibrio.
Non ultima, la luce, principio essenziale, ha sempre una provenienza dichiarata
ed una propria consistenza, è sostanza che investe gli oggetti rendendoli veri.
Jan Veermer - "Donna con brocca d'acqua". |
Nella
maestria tecnica della pittura e nel naturalismo tattile degli oggetti di
Vermeer, rientra tutta la tradizione della pittura fiamminga e olandese a partire
dal XV secolo, tanto da credere che in lui la ricerca naturalistica raggiunga i
limiti massimi della pittura.
Nella
sua rielaborazione, Kostabi rispetta le coordinate di luce e composizione già
fissate nell’originale ma interpreta i contenuti mantenendosi coerente con il
suo assetto stilistico.
Le
atmosfere quotidiane di Veermer, catturate in una dimesione contemplativa, ed i
suoi soggetti assorti, quasi sottratti al flusso del tempo, appaiono
intimamente legate alla poetica di Kostabi, nella misura in cui egli ritrae i
suoi personaggi senza volto sospesi nel loro solitario isolamento.
Il
prezioso reticolo laterale della finestra da cui la luce pervade l’interno,
diventa in Kostabi il traliccio neoplastico di un’altro formidabile pittore olandese:
Piet Mondrian.
Nato
nel 1872, circa dieci anni prima di Picasso, Braque e Boccioni, Mondrian era
immerso, agli inizi, nella pratica dei temi del paesaggismo agreste olandese,
in bilico tra la già declinante avanguardia simbolista (Art nouveau–Jugendstil)
e quella ascendente Fauve–Espressionista. Mostrava però, sin dal primo momento,
un suo tratto distintivo: allontanandosi da ogni profondità spaziale, si
adattava ad un processo sintetico-astrattivo in cui precorrevano già le
orizzontali delle strisce di terra e le verticali degli alberi.
Pet Mondrian - "Albero grigio" - 1912. |
Il
cruccio costante di Mondrian per tutta la sua carriera consiste nell’intento
illusorio di surrogare, se non proprio eliminare, il numero irrazionale della linea
curva che esprime le pulsioni dell’inconscio e la tragicità della natura,
"l’irriducibilità dell’organico all’inorganico" (Renato Barilli).
Con
una delle più singolari ed avvincenti progressioni di tutta la Storia dell’arte, Mondrian confeziona la sua razionale
concezione della realtà riprodotta sulla tela.
Una
esemplare sperimentazione le cui fasi si accostano, in diversi momenti, alle
coeve tendenze ed avanguardie, come il Cubismo, per proseguire poi verso
la definizione del Neoplasticismo.
Piet Mondrian - "Composizione in rosso grande, giallo, nero, grigio e blu" - 1921 |
A partire dal 1920 comincia a comparire, nelle opere di Mondrian, il prototipo della griglia di linee perpendicolari con le campiture à-plat dei colori primari, poi elaborato con sintetico rigore dall’artista per il resto della sua esistenza.
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