Nei
giorni a cavallo tra l’8 ed il 15 ottobre 2011, a chi fosse capitato
di passare per piazza del Duomo a Pistoia, gettando uno sguardo all’interno
delle sale affrescate del palazzo comunale avrebbe notato una lunga schiera di
strumenti agricoli ed utensili retrodatati, oltre ad una varietà di oggetti d’uso
comune nel vissuto delle generazioni contadine di un passato non troppo remoto.
Un
promemoria fatto di attrezzi usati per il lavoro dei campi, di ordinari
manufatti del focolare domestico, di robusti e spartani componenti d’arredo “di una volta”, ancora oggi frequenti
nelle botteghe di restauro ed in molte abitazioni del presente, corredato dalle
immagini d’epoca che illustrano lo stile di vita dei nostri avi più recenti.
Oggetti
raggruppati dalle memorie dei nonni, dalle cantine, dalle soffitte, dalle
rimesse agricole in disuso, pezzi da collezione testimoni della storia, quasi a
monito di un passato di privazioni e dure fatiche che al giorno d’oggi minaccia
le nostre menti e le comode conquiste con cui ci siamo destati al primo pianto,
lasciateci proprio da quegli stessi uomini che penarono una vita per
raggiungerle.
Ho
avuto un nonno che mai rimpianse il gelo dell’inverno senza la fiamma del
metano e le manopole dell’acqua.
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