sabato 15 ottobre 2011

La rivalsa dell’Uomo comune di Clet Abraham.

 
Nella notte tra il 19 e il 20 Gennaio del 2011 Clet Abraham installava su uno sperone di Ponte alle Grazie a Firenze, rivolta verso Ponte Vecchio, l’opera più significativa e pregnante della sua poetica: la scultura dell’Uomo comune. Passati appena sette giorni il comune di Firenze la faceva rimuovere ed a niente valsero le proteste dei fiorentini a favore dell’opera.
La scultura sarebbe poi stata oggetto di recupero da parte del comune di Signa e collocata nell’area naturalistica dello Stato libero dei Renai.
Ormai universalmente noto per le modifiche sui cartelli stradali in moltissime città europee, Abraham è al centro di accese discussioni sul valore dell’Arte urbana.
La città di Pistoia ha decisamente bandito i suoi interventi segnaletici tacciandolo come imbrattatore e recapitandogli una sanzione di circa tremila euro, unico comune al mondo ad avere emesso una multa così onerosa nei suoi confronti. Poi ha cercato di redimerlo, oppure di redimersi, invitandolo al PUF (Pistoia Underground Festival), con la personale Clet Vietato.

Clet. Vietato.La personale di Pistoia.



Oggi la Street art è considerata un distinto genere di attività a cui moltissimi artisti vengono comunemente ricondotti come in un enorme, sempre più ampio contenitore, in cui però gioverebbe ravvisare le diversità individuali.
Questo genere artistico esprime sempre, per sua natura, una rottura con i divieti della quotidianità.
Per questo il primo elemento discriminante di selezione dell’Arte urbana è individuabile nei contenuti e nella qualità delle opere prodotte.
Basquiat ed Haring sono esempi già storicizzati di personalità che negli anni ottanta hanno contribuito ad elevare la Street art verso un riconoscimento ufficiale per l’innovazione introdotta nell’arte contemporanea, attraverso i contenuti della strada.

Attualmente ai nomi altisonanti di Bansky e Blu viene ad aggiungersi quello di Clet Abraham, con delle distinzioni però che si palesano già nel modo di farsi riconoscere. Se infatti lo street artist solitamente tende a nascondersi nell’anonimato, Clet si è proposto al mondo intero senza veli e mostrandosi in prima persona, usando apertamente ed a proprio vantaggio la popolarità acquisita.
Questo fatto lo pone in una condizione alquanto inusuale anche nell’ambito della Street art ed accresce il valore dei suoi contenuti, sia che si tratti dei segnali stradali modificati od opere di altro genere. L’assunzione della propria responsabilità, il suo agire allo scoperto, è il sintomo stesso del messaggio universale rivolto al fruitore delle sue modifiche alla segnaletica stradale.



Fin dai suoi più canonici dipinti, nei quali affrontava anche il curioso tema architettonico delle caffettiere, rivelava una disinvolta vena di surrealismo giocato sullo scherzo e sul disincanto ironico di un moderno scetticismo. Un disilluso stile surreale che con ogni probabilità ha trovato naturale sfogo nelle modifiche dei cartelli stradali, nella loro semplicità iconica, nella simbologia universale delle prescrizioni e dei divieti. Affiancando l’individualità della lettura interiore all’imperativa imposizione dei segnali stradali, ne ha fatto terreno di riflessione sulla condizione umana, con il passaggio da una vacua fruizione meccanica del cartello all’astrazione di pensiero indotta dalle sue modifiche.
Formalmente l’intervento di modifica si basa sull’introduzione di pochi ed essenziali elementi grafici, nelle forme e nei colori, con una raffinata ma lineare sensibilità estetica che non stravolge la riconoscibilità oggettiva dei segnali.


Se a Pistoia, dopo il brutto trattamento riservato a Clet, è sorta la volontà di riqualificare ufficialmente la sua arte, rendendendo giustizia al valore qualitativo della sua opera nella forma dell’esposizione personale, nella provincia di Firenze, ancora prima, i suoi cartelli e la scultura dell’Uomo comune sono stati installati ai Renai nel territorio municipale di Signa, in un luogo che, non necessitando di segnaletica, mette in risalto la lettura delle modifiche in quanto tali ed il loro aspetto artistico.
Ed a Signa è proprio la scultura che fu rimossa dal centro di Firenze ad acquisire valore definitivo per la comprensione della poetica universale di Clet Abrham, l’opera che meglio incarna il suo sentimento e spiega la ragion d’essere del suo lavoro artistico.


L’Uomo comune è una scultura in vetroresina di colore nero che ritrae una figura umana stilizzata, molto simile all’omino nero dei cartelli. Scolpito nell’atto di compiere un fiero passo in avanti, l’intero corpo teso nell’azione con le braccia ricurve a rimarcare la decisione del gesto, l’Uomo comune incarna l’aspettativa della dignità umana nella riscoperta del coraggio.
Ai tempi in cui stava per spiccare il volo da Ponte alle Grazie, con il passo deciso teso nel vuoto sopra i flutti dell’Arno, pronto ad affrontare l’ignoto verso il Ponte Vecchio, i fiorentini se ne dovettero innamorare all’istante. Non fu così per il comune che in una settimana fece rimuovere l’installazione abusiva.
Fu subito polemica, anche perché in quei giorni si esponeva in Palazzo Vecchio la milionaria scultura dell’inglese Damien Hirst. La vicenda prese subito i connotati della contrapposizione tra il pomposo evento artistico ufficiale, distante dal comune sentimento popolare, ed invece l’acclamata raffigurazione del coraggio, nella illecita appropriazione di suolo pubblico della scultura dedicata all’uomo comune, rimossa contro il volere delle genti.



Grazie alla diretta intercessione del comune di Signa la scultura ha compiuto il suo passo avanti nel vuoto, il suo balzo mitologico oltre l’oblio, ed ora passeggia con fierezza sulle acque dei Renai.



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