Nella
notte tra il 19 e il 20 Gennaio del 2011 Clet Abraham installava su uno sperone
di Ponte alle Grazie a Firenze, rivolta verso Ponte Vecchio, l’opera più
significativa e pregnante della sua poetica: la scultura dell’Uomo comune. Passati
appena sette giorni il comune di Firenze la faceva rimuovere ed a niente valsero
le proteste dei fiorentini a favore dell’opera.
La
scultura sarebbe poi stata oggetto di recupero da parte del comune di Signa e
collocata nell’area naturalistica dello Stato libero dei Renai.
Ormai
universalmente noto per le modifiche sui cartelli stradali in moltissime città
europee, Abraham è al centro di accese discussioni sul valore dell’Arte urbana.
La
città di Pistoia ha decisamente bandito i suoi interventi segnaletici
tacciandolo come imbrattatore e recapitandogli una sanzione di circa tremila
euro, unico comune al mondo ad avere emesso una multa così onerosa nei suoi confronti. Poi
ha cercato di redimerlo, oppure di redimersi, invitandolo al PUF (Pistoia
Underground Festival), con la personale Clet Vietato.
Clet. Vietato.La personale di Pistoia. |
Oggi
la Street art
è considerata un distinto genere di attività a cui moltissimi artisti vengono
comunemente ricondotti come in un enorme, sempre più ampio contenitore, in cui
però gioverebbe ravvisare le diversità individuali.
Questo
genere artistico esprime sempre, per sua natura, una rottura con i divieti
della quotidianità.
Per
questo il primo elemento discriminante di selezione dell’Arte urbana è
individuabile nei contenuti e nella qualità delle opere prodotte.
Basquiat
ed Haring sono esempi già storicizzati di personalità che negli anni ottanta
hanno contribuito ad elevare la
Street art verso un riconoscimento ufficiale per l’innovazione
introdotta nell’arte contemporanea, attraverso i contenuti della strada.
Attualmente
ai nomi altisonanti di Bansky e Blu viene ad aggiungersi quello di Clet
Abraham, con delle distinzioni però che si palesano già nel modo di farsi riconoscere.
Se infatti lo street artist solitamente tende a nascondersi nell’anonimato,
Clet si è proposto al mondo intero senza veli e mostrandosi in prima persona,
usando apertamente ed a proprio vantaggio la popolarità acquisita.
Questo
fatto lo pone in una condizione alquanto inusuale anche nell’ambito della Street art ed accresce il valore dei suoi contenuti, sia che si tratti dei
segnali stradali modificati od opere di altro genere. L’assunzione della
propria responsabilità, il suo agire allo scoperto, è il sintomo stesso del
messaggio universale rivolto al fruitore delle sue modifiche alla segnaletica
stradale.
Fin
dai suoi più canonici dipinti, nei quali affrontava anche il curioso tema
architettonico delle caffettiere, rivelava una disinvolta vena di surrealismo
giocato sullo scherzo e sul disincanto ironico di un moderno scetticismo. Un
disilluso stile surreale che con ogni probabilità ha trovato naturale sfogo
nelle modifiche dei cartelli stradali, nella loro semplicità iconica, nella
simbologia universale delle prescrizioni e dei divieti. Affiancando
l’individualità della lettura interiore all’imperativa imposizione dei segnali
stradali, ne ha fatto terreno di riflessione sulla condizione umana, con il
passaggio da una vacua fruizione meccanica del cartello all’astrazione di
pensiero indotta dalle sue modifiche.
Formalmente
l’intervento di modifica si basa sull’introduzione di pochi ed essenziali
elementi grafici, nelle forme e nei colori, con una raffinata ma lineare
sensibilità estetica che non stravolge la riconoscibilità oggettiva dei segnali.
Se
a Pistoia, dopo il brutto trattamento riservato a Clet, è sorta la volontà di
riqualificare ufficialmente la sua arte, rendendendo giustizia
al valore qualitativo della sua opera nella forma dell’esposizione personale,
nella provincia di Firenze, ancora prima, i suoi cartelli e la scultura
dell’Uomo comune sono stati installati ai Renai nel territorio municipale di Signa, in un
luogo che, non necessitando di segnaletica, mette in risalto la lettura delle
modifiche in quanto tali ed il loro aspetto artistico.
Ed
a Signa è proprio la scultura che fu rimossa dal centro di Firenze ad acquisire
valore definitivo per la comprensione della poetica universale di Clet Abrham,
l’opera che meglio incarna il suo sentimento e spiega la ragion d’essere del
suo lavoro artistico.
Ai
tempi in cui stava per spiccare il volo da Ponte alle Grazie, con il passo deciso teso nel vuoto sopra i flutti dell’Arno, pronto ad affrontare l’ignoto
verso il Ponte Vecchio, i fiorentini se ne dovettero innamorare all’istante.
Non fu così per il comune che in una settimana fece rimuovere l’installazione
abusiva.
Fu
subito polemica, anche perché in quei giorni si esponeva in Palazzo Vecchio la
milionaria scultura dell’inglese Damien Hirst. La vicenda prese subito i
connotati della contrapposizione tra il pomposo evento artistico ufficiale,
distante dal comune sentimento popolare, ed invece l’acclamata raffigurazione
del coraggio, nella illecita appropriazione di suolo pubblico della scultura
dedicata all’uomo comune, rimossa contro il volere delle genti.
Grazie
alla diretta intercessione del comune di Signa la scultura ha compiuto il suo
passo avanti nel vuoto, il suo balzo mitologico oltre l’oblio, ed ora passeggia
con fierezza sulle acque dei Renai.
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